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Soggetto e sceneggiatura: NINO BIZZARRI, ANDREA FERRERI, LUCIO GAUDINO – Con: MAURICE GARRELL (Alberto Fabris), MARGHERITA BUY (Lea), KATIA RUPE’ (cantante), LUIGI MEZZANOTTE (ospite dell’hotel) – Direttore della fotografia: FRANCO LECCA – Suono: CARLO BERTOCCHI – Montaggio: ALBERTO BONOTTI – Musica originale: LUIGI CINQUE – Scenografia: MASSIMO COREVI – Costumi: SIMONETTA LEONCINI – Trucco: SILVANA PETRI – Aiuto regista: FIORELLA MARIANI – Foto di scena: CLAUDIO CORRIVETTI – Ufficio stampa: MIMMO MORABITO – Pellicola: FUJI Film 35 mm. – Durata: 95’ – Colore: TELECOLOR S.p.A. ROMA – Montaggio e sincronizzazione: STUDIO 1 ROMA – Prduzione: EMILIO BOLLES per BOA CINEMATOGRAFICA – Anno: 1985

 

Sinossi

Un grande albergo di una mite città di villeggiatura, elegante e appartato.

Fabris vi trascorre tutti gli anni a settembre un periodo di vacanza. In quell’albergo anni addietro egli aveva incontrato Isabelle, divenuta sua moglie. E anche dopo la sua precoce scomparsa, Fabris non aveva mai cessato di tornare. Col passare del tempo quella vacanza quieta, segreta e solitaria è diventata il suo rifugio. Ma questa volta non sarà come le altre. Un presagio già lo sfiora in treno nel corso del viaggio di andata. Poco dopo in albergo giunge una donna. Ha nome Lea. Senza accorgersene essa diventa il centro dell’attenzione dell’uomo. Perché proprio lei? Invece di tentare di avvicinarla Fabris dà inizio ad una specie di gioco. Comincia a scrivere delle lettere che fa avere alla donna senza farsi riconoscere. Sono lettere senza firma e senza busta che discretamente, a distanza, la corteggiano. Per farle giungere a destinazione egli ricorre ogni volta ad uno stratagemma diverso, attento a non farsi scoprire. Il clima discreto e le dimensioni dell’albergo favoriscono quello strano gioco. Lea è dapprima sorpresa dalle parole di quelle lettere. Poi pian piano ne è toccata, turbata. Essa intuisce che il suo corteggiatore misterioso è li, vicino, uno tra i tanti ospiti dell’albergo, ma come riconoscerlo?…

A big, elegant and out of the way hotel of a holiday resort. Every year, in September, Fabris spend there a holiday’s period. Some years ago, in that hotel he had met Isabelle, who became his wife, and even after her untimely death, Fabris continued to come back in that place. As time passed that quiet, secret and solitary holiday has turned to be his refuge. But this time will not be like other times. A presentiment is already crossing his mind during his outward voyage by train. Shortly after a woman reaches the hotel. Her name is Lea. The woman doesn’t realize that she has attracted the man’s attention. Why exactly her? Instead of trying to address him to her Fabris begins to play a sort of game. Without making himself known he begins to write some letters and he sends them to the woman. These letters are not signed and not put into envelope and writing them the man discretely court the woman. When he sends these letters he has recourse each time to a different stratagem, making sure to make not him known.. That strange game is favoured by the discreet atmosphere and by the dimension of the hotel. At first Lea is surprised by the words of those letters. Then little by little she is troubled, she is moved. She perceives that her mysterious admirer is near there, he is one of the numerous guests of the hotel, but how does she manage to recognize him?

Un hôtel grand, elégant et discret d’une douce ville de vacances. Chaque année en septembre, Fabris vient y passer un période de vacances. Dans cet hôtel, il y a quelques années il avait rencontré Isabelle et il lui avait fait la cour. Isabelle était devenue sa femme et après sa mort prématurée aussi, Fabris n’avait jamais cesse de revenir. Après quelques temps cette vacance tranquille, secrète et solitaire est devenue son abri. Mais cette fois ne sera pas comme les autres. En voyage, dans le train il a déjà un pressentiment. Peu après une femme arrive a l’hôtel. Elle s’appelle Lea. Sans s’en rendre compte, elle attire l’attention de l’homme. Mais pourquoi elle? Au lieu de chercher à l’approcher Fabris imagine une espèce de jeu. Sans se faire reconnaître il commence a écrire des lettres et il les envoie à la femme. Ce sont des lettres sans signature et sans enveloppe, Fabris lui fait discrètement la cour. Il fait attention à ne dévoiler pas son jeu et il recourt chaque fois à un différent strategème, favorisé par le milieu discret et par les dimensions de l’hôtel.D’abord, en lisant ces lettres, Lea est surprise. Ensuite, peu à peu elle est troublée, touchée. Elle a l’intuition que son mystérieux admirateur est là, il est tout près, il est parmi les nombreux hôtes de l’hôtel. Mai comment est-ce quelle peut faire pour le reconnaître?…

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NOTE CRITICHE

 

Senza parole è vero amore

Quasi tutti i debutti di questi ultimi anni, anche seri e intelligenti, hanno più o meno consciamente seguito una regola di equilibrio fra austerità e concessioni: restando film «d’ autore», personali e magari non facili, ma cercando anche un pizzico di giallo, o di sesso, o di americanismo, o di divismo… La seconda notte di Nino Bizzarri è quasi un’opera di debutto, il suo regista aveva realizzato finora solo film scientifici e documentari (fra cui il notevole «Tante storie fanno storia», Pesaro 1976), ma non segue questa regola da anni Ottanta.

Lo si direbbe piuttosto, a prima vista, una delle «opere prime Italnoleggio» dello scorso decennio, sommesse e fragili, tutte di testa e di buona volontà ma senza nemmeno un pensierino per lo spettatore. La differenza è che La seconda notte è un film bello e riuscito, cosa che raramente si poteva dire di quei suoi antecedenti.

La sua leggerezza non è quella delle cose vuote e i suoi silenzi sono sempre ricchi di gesti, attese, emozioni. Tutto si concentra in un personaggio, di cui gli altri sembrano solo la proiezione, o l’immaginazione, o la differenza. E’ un signore quasi anziano, elegante, probabilmente ricco (l’attore, che il cinema italiano non aveva mai utilizzato, e quello francese poco, è Maurice Garrel, il padre del regista Philippe Garrel). Passa abitualmente un periodo di cure in una località termale. Grand Hotel naturalmente, dove anni prima aveva conosciuto sua moglie ormai scomparsa da tempo.

Riti dell’ozio termale: la partita a carte, la chaise-longue, le due chiacchiere, la passeggiatata. Lui ne ha anche un altro, una giovane amica che abita nei dintorni, una ex amante che non disdegnava qualche suo assegno e che egli va ancora a trovare per affetto e abitudine. Ma quest’anno c’è qualcosa di nuovo, la sua solita stanza è occupata da due donne, madre e figlia. Potrebbe far la corte alla piacente signora ma è la ragazza che lo attrae. La osserva, la circonda di sguardi silenziosamente, senza mai presentarsi. Le scrive una lettera, forse per gioco, ma poi gliela fa trovare in sala da pranzo, sotto il tovagliolo. Le manda altre missive, sempre anonime, sempre di nascosto, sempre d’amore.

La ragazza prima ne è turbata poi sedotta: cerca di capire chi è il suo misterioso corteggiatore e intanto si fa bella per lui, e lo aspetta, incuriosita e conquistata.

Il film lavora sempre più ad acuire la sensibilità dei suoi personaggi, a renderli capaci di amarsi senza parlarsi e senza nemmeno conoscersi, cosi che nel finale l’incontro e la rivelazione possano essere solo cosa di un attimo, un capirsi improvviso, uno sfiorarsi di labbra.

Fatto di sensazioni, di rapporti a distanza, di segreti e di silenzi. La seconda notte soffre le parole, sia per colpa del doppiaggio che per la sua stessa natura, tale da rendere ogni dialogo troppo pesante e risonante. Meglio quando il suono è musica, un jazz notturno che può trascinare qualche passo dì danza, e meglio ancora quando il film è solo immagine: movimenti di macchina, sguardi, memorie, ambienti calati in una bellissima luce.

Alberto Farassino LA REPUBBLICA  8 ottobre 1987

                                                       

Raffinata, rigorosa, tutta giocata su corde intime, l’opera che Bizzarri ha voluto dedicare alla memoria di suo padre. Prospettata linearmente come un racconto in terza persona la storia riguarda una delle vacanze che un vedovo di mezza età, Alberto Fabris, trascorre ogni anno, a settembre, nello stesso lussuoso albergo di Montecatini dove molto tempo prima aveva incontrato e corteggiato Isabelle che sarebbe divenuta sua moglie ma che la morte presto gli sottrasse. In quel luogo quieto, che all’uomo solitario rievoca tanti dolci ricordi, capita un giorno, in compagnia della madre una giovane, Lea, che polarizza la sua attenzione nonostante mai prima avesse mostrato interesse per altre donne eccettuata sua moglie. Lungi dal tentare un approccio, Fabris si limita a corteggiarla a distanza mediante lettere anonime che le fa recapitare di nascosto. La ragazza è dapprima sorpresa e poi non indifferente al contenuto gentile e amorevole di quelle lettere di uno sconosciuto che è certo fra gli ospiti dell’albergo e la osserva da vicino. Ma come identificarlo? La soluzione a quella specie di gioco innocente, che per l’uomo costituisce la materializzazione di un ricordo, sarà data, all’epilogo, in una bellissima sequenza articolata persino con una sapiente dose di suspense. È la sera della partenza di Lea dalla località termale che scoccherà a sorpresa un bacio senza parole,

Il film di Bizzarri non sarà esente da riserve, più che altro per qualche intoppo di sceneggiatura; ma ciò che conta ed emerge è la personalità del regista che si esplica nel ricamo delle atmosfere, nella densità dei silenzi, nella eloquente fissità delle immagini che esulano comunque dal facete preziosismo, nella distesa e coerente scansione dei suoi ritmi. E non da poco è l’apporto di un interprete, il prestigioso attore francese di teatro Maurice Garrel, che modula con prodigiosa misura il carattere e gli stati d’animo del dominante e difficile personaggio. Ottima anche la scelta, per il ruolo femminile, della dotata esordiente Margherita Buy.

Leonardo Autera CORRIERE DELLA SERA 7 ottobre 1987

 

 

Alle terme, con l’inconscio

Più che d’atmosfera, cinema di luoghi (psicofisici. Ietterari, cinematografici). La seconda notte  di Nino Bizzarri, è dunque un percorso della memoria che sfugge alle coordinale del tempo reale per rifugiarsi in un solipsistico tempo psicologico, mentale. Cinema fenomenologico e in qualche modo filosofico. Una storia/non storia vissuta all’interno di una immaginazione desiderata. un amore/non amore fatto di attese, pause, vuoti, gesti, accenni appena registrabili. Film prosciugato di ansia e invece calibrato nella pluri-dimcnsionalità di lenti, impercettibili spostamenti dell’animo, La seconda notte non nasconde le sue primarie fonti d’ispirazione assecondate dal ricordo di L’anno scorso a Marienbad di cui recupera lambientazioni (l’albergo, le terme,ma qui siamo a Montecatini) e atmosfere. Ma sulle ossessioni cinematografiche (naturalmente anche Rossellini; i rimandi letterari sembrano avere il sopravvento: il cinema «scritto», rarefatto, psicologicamente raffreddalo nelle modalità espressive rammenta il languore tutto celebrare dei romanzi di Margherite Duras, probabilmente, i falsi movimenti di Peter Handke.

In questo senso il film di Bizzarri ha il pregio di un tragitto circolare (quindi onirico) che si apre e si chiude con la figura del protagonista, Fabris, seduto davanti ad una piscina che sembra uscita da un quadro di David Hockney. L’uomo come ogni anno trascorre un periodo di vacanza nello stesso luogo, nella stessa camera d’albergo dove anni addietro ha incontrato la sua futura moglie, poi persa precocemente. Ed è qui che, presagio di una coscienza mai sopita, gli appare la giovane Lea, a turbare quei giorni solitamente adibiti alla solitudine e alla meditazione. Una folgorazione che non è amore, ma ricerca di purezza, attrazione che ha la stessa impalpabile consistenza di un pensiero. Fabris osserva ma non interviene, discretamente intraprende un epistolario segreto, anonimo con la ragazza fino a quando un incontro-epilogo svelerà misteri che non esistono. Cinema di turbamenti cauti, di oggetti e di interni, di giochi della memoria e di sospensioni spazio-temporali, di respiri e di sguardi, La seconda none rovista nei dettagli e nelle deviazioni dell’inconscio nel tentativo di cogliere un’essenza o una verità possibili.

Fabio Bo IL MESSAGGERO, 3 ottobre 1987

 

 

Viaggio nella memoria alla ricerca di una vita perduta

La seconda notte, opera prima di Nino Bizzarri, è una storia di fantasmi della memoria. Un uomo anziano (Maurice Garrel) torna nel grande albergo d’una cittadina termale dove ogni anno a settembre trascorre le sue vacanze, dove in passato conobbe e amò la moglie adesso morta. Intravede sul treno e poi ritrova in albergo una ragazza (Margherita Buy) che gli ricorda la moglie, lo attrae. Lo induce a un gioco sottile di corteggiamento “a distanza”, lo prende poi in un’emozione senza esiti. Nel finale circolare, un uomo anziano arriva in un grande albergo d’una cittadina termale… Ma il privilegio della memoria consente di ritrovare una pienezza di vita che non è perduta anche se chi l’aveva suscitata non c’è più.

Maturo, elegante, attento alla recitazione degli attori, il film di produzione indipendente azzarda la sfida d’un ritmo «di lentezza rapida»: e la vince.

Lietta Tornabuoni LA STAMPA 4 settembre 1986

 

 

INCANTI DELLA SECONDA NOTTE

Reduci da Sorrento, dove abbiamo visto il «giovane cinema italiano» balbettare precoci malinconie e indistinte fughe, non possiamo non apprezzare questa opera prima elegante e densa, con cui positivamente esordisce Nino Bizzarri. Tutta giocata su un raffinato intimismo della memoria. La seconda notte\ si svolge in una trasognata cittadina termale (è Montecatini) dove ogni anno, a settembre, un vedovo di mezza età, Alberto, si reca a rimembrare Isabella, la donna conosciuta molti anni prima, poi sposata, ora morta. Nel luogo, dove gli ovattati silenzi favoriscono il ricordo, capita ora una ragazza, Lea; e Alberto identificandola con Isabella, prende a corteggiarla discretamente, a distanza, mandandole lettere e fiori, senza farsi riconoscere. Soltanto la sera della partenza, nell’ombra di un appuntamento misterioso, un bacio suggellerà la castità e l’intensità del ricordo. E’ un film fragile La seconda notte e non privo di ridondanze dialogiche e incongruenze narrative. Ma, pur nella sua fragilità, è un’opera di finissima tessitura psicologica, di misurato ma fervido lirismo e di affascinante tensione sentimentale. Bizzarri l’ha efficacemente orchestrata come una sonata da camera per due strumenti, volutamente immergendola in una atmosfera di silenzi incantati e di memori sussurri. Un raro esordio persuasivo.

Lino Micciché

 

 

debutti dei nuovi autori italiani

… Più classica e raffinata, invece, è la cena offertaci da Nino Bizzarri con La seconda none. L’opera dell’ex-assistente di Roberto Rossellini si contraddistingue per essere un film controcorrente, assai poco alla moda, di estremo rigore nella scelta delle immagini e nell’interpretazione (ottima la prova di Maurice Garrel nella parte di un solitario vedovo alla ricerca del suo passato e dei fantasmi della moglie). Sembra quello di Bizzarri quasi un debutto stile anni Sessanta, punteggiato da molta letterarietà, alcuni momenti di noia, ma anche da una sicura padronanza dei mezzi formali del cinema che assicura cosi al film un alto livello qualitativo.

Giovanni Spagnoletti, Rinascita, sabato 11 ottobre 1986

 

 

Le pellicole arrivate sullo schermo: pregi e caratteristiche

… La seconda notte è un’opera sentita e motivata: fra qualche immaturità tecnica, il regista intreccia un gioco di silenzi e di sguardi, snoda una storia di intensa atmosfera raccontata sul filo della «suspence», una vicenda di sentimenti, fatta di sensazioni; di trasalimenti, di emozioni. Bizzarri rivela una capacità insolita per i registi alle prime prove: l’umiltà, la disposizione a concentrarsi sulle persone per evidenziarne la sempre nuova complessa dimensione umana.

Achille Frezzato  L’ECO DI BERGAMO

 

 

…Meme souci de la forme – bien que le registre soit très différent – avec la Seconda natta de Nino Bizzarri : dans un grand hôtel d’une ville d’eaux, un homme s’éprend d’une jeune fille assise à une table voisine ; il lui écrit des lettres enflammées pour lui déclarer son amour. Tout va se jouer dans la tentative de la jeune femme d’identifier l’auteur des missives, un homme beaucoup plus âgé qu’elle et, dans une admirable séquence finale, elle répond a son admiration platonique. Faisant penser parfois au film de Peter Del Monte “Irene Irene”, La seconda notte dans sa perfectìon glaciale, loin de la mode des clips et autre esthétique de magazine, impose un jeune auteur exigeant. Dans le rôle de l’homme mûr amoureux d’une très jeune femme, Maurice Garrel offre son visage et sa démarche chargés des blessures de la vie.

Jean Gili POSITIF 309/1987

 

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Per la maggior parte, i film distruggono con accanimento, nella breve durata del loro sviluppo, il mistero (l’enigma, l’ambiguità, l’attesa) che di per sé si sprigiona dalle prime immagini.

La seconda notte di Nino Bizzarri, al contrario, lascia che quel mistero si approfondisca, si avvolga attorno al silenzioso protagonista, lettore distratto di Tolstoj nel treno all’inizio del film.

Egli costruisce un’azione minimale: giorno per giorno, brevi missive senza firma sono trasmesse da un lato all’altro della grande sala-ristorante dell’hotel Belle Epoque di una città termale.

E contemporaneamente all’autore di quelle missive, lo spettatore assiste alla nascita della curiosità, del turbamento, sul viso della giovane donna che legge.

Lettere, scrittura-lettura, scansione geometrica delle architetture neoclassiche, riti immobili delle giornate, malinconia che fascia l’attesa e curiosamente la intensifica.

Ombra abbozzata di un Liaison dangereuses della fine del ventesimo secolo, legami sospesi, distaccati, allo stato di ripetizione (di seconda notte), dove lo spessore letterario non tradisce ma rafforza l’enigma — il suspense essenziale di questo linguaggio d’immagini che si chiama cinema.

Jacqueline Risset,  FILMCRITICA 380 – 1987