Testi e regia: Nino Bizzarri

Fotografia: Rossano  Corsi

Suono: Sandro Salvini

Montaggio: Giorgio Guido

Con: Mario Luzi

Musiche: David Darling, Epsilon Indi, Ketil Biornstad, Giya Kancheli, Mari Boine, An Liu Sola,

Nicola Alesini, Dmitry Shostakovich, Paki Zennaro. 

Produzione: Rai International

Formato riprese: Digital beta, DVcam

Durata: 45′

Anno di produzione: 2006

Più ancora che un poeta Luzi era un’incarnazione della poesia.

Abbiamo avuto modo di incontrarlo (con una troupe) alcune volte nel corso dei suoi ultimi anni. L’ultima volta è stato nel gennaio 2005, poco prima della sua dipartita.

Il film non è una biografia, né un saggio critico, né una somma di interviste, né una rassegna di opinioni degli esperti. E’ un avvicinamento intimo al suo universo poetico, un tentativo di penetrare con i mezzi del cinema nei luoghi della sua percezione del mondo — non osservandola a distanza, oggettivamente, ma aderendo alla sua sensibilità, per farne esperienza, farla nostra.  Impresa non facile, certo, perché quella di Luzi è una lingua ardua e iridescente, molto  lavorata, tesa, irta di significati. Ma non è chiusa. Se la si ascolta e riascolta più volte ha la forza di immettere dentro di noi un’onda di commozione autentica, che è cosa molto diversa dal gioco delle emozioni separate. E se è vero che al centro dell’epoca in cui viviamo si  trova un angoscioso vuoto di senso, un attraversamento di quella poesia equivale a fare esperienza del pieno. E’ medicamento.